Cos’è un piano di welfare aziendale
Il termine “welfare” significa “stare bene”, “benessere”; il welfare aziendale e un insieme di iniziative di natura contrattuale o unilaterali da parte del datore di lavoro volte a migliorare e/o incrementare il benessere del lavoratore e della sua famiglia; esso si realizza attraverso una diversa modalità di erogazione sia di benefit di natura monetaria, non sostitutiva della retribuzione, sia nella fornitura di servizi, o un mix delle due soluzioni.
Come realizzare un piano welfarePer inserire un piano welfare all’interno dell’azienda bisogna analizzare i costi e gli investimenti che l’azienda è in grado di sostenere per finalizzare il welfare.
Accanto ad un’analisi finanziaria è necessario valutare i bisogni dei lavoratori: l’unico modo è ascoltare le loro esigenze per poter offrire servizi e benefit che possano essere realmente utilizzati e possano portare benefici.
Il datore di lavoro dovrà quindi raccogliere tutte le informazioni riguardanti genere, età, interessi, situazioni familiari per individuare la base di partenza.
Allo stesso modo coinvolgere i lavoratori in maniera attiva nella progettazione del piano welfare, magari chiedendo loro suggerimenti può portare ad un risultato migliore.
Il rischio di non ascoltare le esigenze dei lavoratori, infatti, è quello di offrire servizi che non vengano poi utilizzati rendendo così poco appetibile il piano welfare.
Una volta individuate le esigenze dei lavoratori è il momento di progettare il catalogo dell’offerta dei benefit attraverso ad esempio l’utilizzo di una piattaforma web ovvero delle singole convenzioni con i fornitori del servizio.
Un’attenzione particolare sarà rivolta ad individuare una categoria di lavoratori, qualora non si destinasse alla totalità dei dipendenti; questo perchè in mancanza viene meno la deducibilità del valore dei servizi in capo all’azienda e inoltre vi sarebbe la non concorrenza del reddito in capo al lavoratore. Si annullerebbe di fatto la convenienza puramente economica di un piano welfare.
In alternativa alla scelta di beni e servizi vi è la possibilità introdotta dalla Leggi di Stabilità 2016 di convertire i premi di produttività, in servizi welfare; nei limiti e secondo i vincoli previsti dalle stesse disposizioni.
Welfare aziendale, quali beni e servizi inserire
All’interno del paniere messo a disposizione del datore di lavoro rientra l’utilizzo di opere e servizi, convenzioni con centri di educazione e/o istruzione, ludoteche, centri estivi e invernali e borse di studio a favore dei familiari del lavoratore, oppure l’assistenza ai familiari anziani o non autosufficienti.
Al contrario il lavoratore potrebbe optare per il versamento di contributi all’assistenza sanitaria ovvero alla previdenza complementare.
Esempi di welfare aziendale sono:
- rimborsi sulle spese sanitarie sostenute dai lavoratori oppure convenzioni con strutture e specialisti privati;
- buoni per il pagamento di mense, tasse universitarie, libri di testo, campus estivi e gite scolastiche;
- abbonamenti per palestre, cura della persona, viaggi e cultura;
- assistenza professionale per la cura di un familiare anziano o non autosufficiente. Oppure erogazione di buoni per il pagamento di una baby sitter e spese per asilo nido;
- destinazione del conto welfare ad contribuzione previdenziale per il fondo pensione;
- buoni per shopping o spesa alimentare e anche buoni carburante.